mercoledì 26 febbraio 2014

Intervista su un presidio scenografico contro gli allevamenti



A margine del presidio per l'abolizione di allevamenti e macelli organizzato da Oltre la Specie a Milano il 22 febbraio, abbiamo intervistato Alessandra Galbiati, dell'associazione organizzatrice, sull'iniziativa svoltasi.
Alcune foto dell'evento, che ha visto la partecipazione di oltre 80 persone, sono state pubblicate qui:
Un video dell'evento è invece reperibile qui:


Si è da poco conclusa la settimana mondiale per l'abolizione della carne. Di che cosa si tratta?

Tre volte all'anno, attiviste e attivisti di vari paesi si mobilitano per chiedere l'abolizione totale della produzione di carne, e quindi la chiusura di allevamenti e macelli, nonchè l'abolizione della caccia e della pesca. Si tratta di un movimento nato qualche anno fa in Francia, sulla base dell'idea che, come per altre pratiche crudeli nei confronti degli animali (vivisezione, pellicce, caccia), non sia giusto limitarsi a chiedere la riduzione del consumo di animali, oppure chiedere alle singole persone di non consumarli. Proprio come è avvenuto per la schiavitù umana, dobbiamo dire apertamente che vogliamo l'abolizione di questa forma di schiavitù. Del resto, stiamo parlando di un vero e proprio massacro: ogni anno diversi miliardi di animali sono uccisi solo per l'alimentazione umana. E' un fenomeno che la società non può ignorare: per questo chiediamo che se ne discuta pubblicamente, tanto più che si tratta di un sistema perfettamente legale e istituzionalizzato.

Quindi il movimento per l'abolizione della carne è internazionale?
 
In un certo senso, è una delle poche iniziative internazionali nell'ambito animalista, anche se si può dire che, per es., la lotta per l'abolizione della vivisezione sia mondiale. Per quanto riguarda la carne, è importante che abbia un carattere il più ampio possibile: praticamente in tutte le culture e in tutti gli stati, gli animali possono essere allevati, cacciati e pescati. In alcuni paesi si mangiano cani e gatti, in altri si inorridisce di fronte a tali abitudini, ma magari si macellano in tutta tranquillità membri di altre specie. Si tratta di differenze culturali, ma la sostanza purtroppo è la stessa. Il movimento per l'abolizione della carne ha visto maggiori adesioni in Europa, ma ci sono state iniziative un po' ovunque: in America Latina, in Australia, in Sudafrica, in India, in Giappone...

Ma la carne non è necessaria?

Effettivamente, no. E neppure gli altri derivati dallo sfruttamento animale: il latte, per produrre il quale le mucche vengono rinchiuse, separate dai figli, spremute all'inverosimile e poi mandate al macello; le uova, per cui una sorte analoga tocca alle galline, mentre i pulcini maschi vengono spesso triturati vivi alla nascita. Numerosi studi scientifici sottolineano che per vivere in salute non è necessario nulla di tutto ciò; ma soprattutto, lo testimoniano ormai intere generazioni di vegetariani e vegani, che come tutti gli altri vivono, si ammalano, guariscono, e così via. Per questo, l'abitudine di mangiare carne ha come unici motivi l'abitudine, le tradizioni culturali, e il gusto. Ma è chiaro che motivi del genere non possono fondare una norma sociale: infatti parecchie tradizioni sono state per fortuna abbandonate quando la coscienza collettiva ha compreso che non erano giuste.
 

Per raggiungere i vostri scopi promuovete il vegetarismo o il veganismo?

Naturalmente, è ovvio che chi comprende cosa accade agli animali negli allevamenti e nei macelli spesso rifiuta di mangiarli. Non pensiamo però che quella di convincere uno a uno i consumatori a cambiare il proprio stile di consumo sia una strategia vincente. Sarebbe come se gli antischiavisti si fossero proposti di convincere le persone una ad una a non acquistare canna da zucchero, tabacco o cotone. Il boicottaggio può essere, ad alcune condizioni, un'arma in più, ma per prima cosa è necessario quantomeno esprimere chiaramente una rivendicazione hiara: non uccidere senza giustificato motivo non può essere affidato alla buona coscienza del singolo, ma alla società intera, che deve prendere una posizione.

Come reagiscono le persone?

Beh, è piuttosto interessante. Di primo acchito, molti si sentono accusati, perchè mangiano carne. Quindi comprensibilmente cercano di giustificarsi: la carne è buona, è indispensabile, il leone mangia la gazzella, e così via. Quando comprendono che noi non ce l'abbiamo con i singoli consumatori, ma con un sistema di produzione istituzionale, si apre il confronto di idee. Abbiamo fatto diverse intervisteai passanti, proprio su questo, e abbiamo scoperto, con stupore, che molte persone che mangiano la carne sarebbero favorevoli all'abolizione di allevamenti e macelli. Sembra assurdo, ma se ci pensiamo non lo è poi tanto.

Reagiranno anche bene perchè non li accusate personalmente, ma non è un po' autoritario voler imporre di non produrre e consumare carne? Sembra una forma di proibizionismo.

Sembra, ma in realtà proibizionismo significa proibire qualcosa a qualcuno perchè nuoce a lui stesso, per esempio alla sua salute, come nel caso dell'alcool. Qui si tratta di abolire delle pratiche che nuocciono non a chi mangia la carne, ma a degli altri soggetti, coinvolti loro malgrado. Più che alla proibizione del vino o della birra, mi sembra che assomigli all'abolizione della schiavitù! In fondo, nessuno considera proibizionista o impositivo il fatto di aver vietato gli omicidi, i sequestri di persona, e gli stupri, no? E anche in ambito animalista, gli animalisti stessi trovano normalissimo battersi per l'abolizione della pellicce, dei circhi con animali o della vivisezione. Eppure, il 99 per cento degli animali uccisi sono uccisi per farne cibo!

A Milano, l'associazione "Oltre la Specie" ha quindi organizzato questa iniziativa di piazza per l'abolizione di allevamenti e macelli. Come si svolge la manifestazione?

Abbiamo deciso di fare un presidio scenografico, in grado di attirare l'attenzione dei passanti senza immagini truculente. Alcune persone rappresentano metaforicamente la condizione degli animali da macello, mentre altre rappresentano gli animali che si sono ribellati e sono riusciti a salvarsi dalla macellazione. Distribuiamo materiali sulla condizione degli animali da allevamento, come sempre.

Questo aspetto è piuttosto particolare. Come è maturata questa idea?

Semplicemente, abbiamo preso sul serio la domanda che molti fanno: “gli animali vogliono essere liberi”? E abbiamo scoperto che in realtà tutti gli animali rinchiusi in un capannone, in una fattoria o in un camion che li porta al mattatoio se possono cercano di fuggire, diciamo pure di evadere. Ci siamo documentati, grazie anche al lavoro di un collettivo, Resistenza Animale, che lavora proprio su questo tema, e abbiamo scoperto che anche solo i casi di cui parlano i mass-media sono molto frequenti: maiali che si gettano dai camion, pecore che scavalcano le recinzioni, mucche che fuggono nascondendosi nei campi per giorni o per mesi, e così via. Abbiamo voluto quindi raccontare alcune di queste storie a lieto fine, anche se normalmente, purtroppo, questi tentativi di evasione non hanno successo. Il nostro intento è quello di esprimere loro solidarietà, e al contempo ricordare che miliardi di animali ogni anno non ce la fanno a scappare, a ribellarsi. E quindi chiediamo alle persone una cosa abbastanza semplice: se pensi che facciano bene a scappare, sostieni la causa dell’abolizione della carne!